Sopravvivenza della prima fistola arterovenosa distale dal momento del suo utilizzo tra gli incidenti in emodialisi.

Riferimento bibliografico:
(GIN Numero speciale S47 dedicato agli: ABSTRACT del 50° Congresso Nazionale della Società italiana di Nefrologia, Bologna 7-10 Ottobre 2009) Giornale Italiano di Nefrologia Anno 26 n. S47, S116, PO; 2009

Data pubblicazione: 10/2009

Autori: Di Napoli A1, Tazza L2, Pezzotti P1, Valle S1, Chicca S1, Giarrizzo ML1, Bossola M2, Di Lallo D1 1Registro Dialisi del Lazio, Laziosanità - Agenzia di Sanità Pubblica, Roma; 2Servizio Dialisi, UCSC

Introduzione. La prima fistola arterovenosa (FAV) nativa distale all’arto superiore può essere considerata l’accesso vascolare di elezione. Tale accesso, una volta maturato in 20-40 giorni e utilizzato con successo, può mantenere immutata la propria funzione per diversi anni senza bisogno di revisioni e con poche complicazioni. Lo studio si propone di valutare la probabilità e i determinanti della sopravvivenza della prima FAV nativa distale all’arto superiore nei pazienti incidenti in emodialisi
(HD). Metodi. Studio di coorte retrospettivo condotto su 3862 pazienti incidenti in HD, notificati al Registro Dialisi del Lazio (RDL) dal 1-1-2003 al 31-12-2007. Per l’analisi di sopravvivenza della prima FAV nativa distale abbiamo considerato 2091 pazienti, tutti quelli che nel Lazio hanno iniziato HD con tale accesso. Abbiamo escluso dall’analisi tutti i pazienti incidenti in HD con un catetere venoso (1111), una FAV protesica (33), una FAV prossimale o una distale secondaria (459) e quelli con informazioni mancanti sul follow-up dell’accesso vascolare (168). L’analisi di sopravvivenza della fistola è stata effettuata col metodo di Kaplan-Meier, a partire dal momento del suo utilizzo, cioè all’inizio dell’HD. I fattori potenzialmente associati alla sopravvivenza della fistola sono stati valutati con un modello
di regressione multivariato di Cox.