Dal Giappone uno strumento per misurare gli edemi declivi
Validato un nuovo metodo di valutazione quantitativo del “segno della fovea”

Il corpo umano contiene circa il 60/70% del proprio peso di acqua. La pressione sanguigna detta emodinamica o idrostatica spinge il siero attraverso la parete dei capillari negli spazi limitrofi, chiamati spazi extracellulari. Questo fenomeno permette la diffusione del liquido nei tessuti. Le proteine del sangue attirano invece il siero dei tessuti verso l’interno dei capillari (pressione oncotica).
Questo meccanismo di equilibrio mantiene costanti le quantità di siero presenti nel sangue e nei tessuti.
I reni partecipano permettendo l’eliminazione nelle urine del sale in eccesso contenuto nel sangue.
Quando questo equilibrio è disturbato si forma l’edema che può essere causato da diverse condizioni ezio-patologiche:
- Internistiche (malattie renali, epatiche)
- Cardio-vascolari
- Endocrinologiche
- Ortopediche,
- Neurologiche
- Infettive
- Oncologiche
- Anafilattiche
- Nutrizionali
- Idiopatiche
Anche se l'edema è facilmente identificato dal medico attraverso l'anamnesi e l'esame fisico obiettivo, può essere difficile valutarlo quantitativamente.
Quando la fovea è riscontrabile (pitting edema) all'altezza delle gambe si dice che potrebbero esser stati ritenuti circa 5 kg di acqua; se l'edema è presente fino alle cosce o in zona sacrale, la quantità di acqua è certamente maggiore (fino a 15 kg, o oltre). Ma il metodo della palpazione, diffuso nella pratica clinica, oltre che approssimativo (semi-quantitativo) manca di riproducibilità oggettiva del valore misurato.
Esisterebbero degli altri metodi per valutare quantitativamente edema: ecografia, TAC, Risonanza Magnetica, Bioimpedenzometria, DEXA, scintigrafia, tra gli altri oltre alle misurazioni antropometriche, come quelle delle circonferenze piuttosto che il calo ponderale del paziente durante il drenaggio, tuttavia, questi metodi di valutazione sono spesso indaginosi o, comunque, non sempre disponibili o indicati per quest’uso.
Per queste ragioni il Dott. Haruki Kogo, dell'università giapponese di Nishikyushu, Kanzaki-shi, ha sviluppato (J Phys Ther Sci. 2015), e recentemente validato (PLoS One. 2017), un nuovo metodo oggettivo di valutazione che può facilmente quantificare l'edema, permettendo di monitorare l'evoluzione di una malattia edemigena attraverso le variazioni del fluido interstiziale più o meno ritenuto in dato distretto.
“Abbiamo sviluppato un nuovo metodo di valutazione pratico per edemi e verificato l'affidabilità del metodo, che utilizza uno specifico strumento per misurare la profondità e la circonferenza dell'impronta superficiale come indicatori” affermano i ricercatori nipponici, aggiungendo “Misurare la profondità dell'impronta superficie è semplice e può fornire uno strumento prezioso per la pratica clinica”.