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Una vitamina per proteggere il rene

La terapia con la folina rallenta la progressione della malattia renale... allora, perchè no?

Image by Devon Breen from Pixabay
Image by Devon Breen from Pixabay
L'acido folico o vitamina M o acido pteroil-mono- glutammico o folacina o vitamina B9, prende il nome dal latino "folium" (foglia). Scoperta nel 1939, questa sostanza fu isolata dal fegato e dai vegetali e, quindi, denominata “fattore di Wills” dal nome della sua scopritrice; successivamente venne caratterizzata chimicamente.

L'acido folico come tale non è attivo, ma è il precursore della forma attiva (tetraidrofolato); si tratta perciò di un profarmaco.

La dose giornaliera consigliata oscilla da 50 a 200 µg a seconda che si tratti di anziani, maschi adulti, bambini o adolescenti e spesso questo fabbisogno non viene soddisfatto per una scarsa propensione alle diete vegetariane, per l'assunzione di cibi conservati e per i metodi di cottura adoperati. Pertanto per le donne in gravidanza ne è fortemente raccomandata la supplementazione con l'assunzione di 400 µg (0,4 mg) al giorno di acido folico. A scopo preventivo la tollerabilità e la sicurezza di impiego sono assolute  fino ad una dose giornaliera nell'adulto di 1 mg.

Gli usi medici approvati dall'AIFA dell'acido folico sono:
  • in tutti i casi di aumentata richiesta,
  • insufficiente assorbimento,
  • ridotta utilizzazione
  • insufficiente apporto dietetico della vitamina.
  • antidoto in associazione ai farmaci antitumorali e di altri anfifolici in genere.
Negli anni numerosi studi ne hanno verificato le potenzialità terapeutiche e/o preventive in un'ampia varietà di situazioni cliniche in virtù delle carateristiche pleiotropiche della molecola e spesso questi studi hanno dimostrato la validità dell'uso dell'acido folico in molte indicazioni oltre quelle approvate!

Anche gli effetti sulle malattie renali sono stati indagati.

Per verificare l’efficacia nel rallentare il declino della funzione renale, gli investigatori del  “Renal Substudy of the China Stroke Primary Prevention Trial”  hanno  confrontato  il trattamento con ACE-inibitori associato ad  acido folico rispetto a quello con ACE-inibitore da solo in una popolazione di ipertesi  (15104 soggetti , tra cui 1671 pazienti con insufficienza renale cronica), reclutati in 20 comunità nella provincia di Jiangsu in Cina.
Tutti i partecipanti sono stati randomizzati a ricevere quotidianamente una singola compressa contenente 10 mg di enalapril e 0,8 mg di acido folico (GRUPPO A, n° = 7545) o 10 mg di enalapril da solo (GRUPPO  B, n° = 7559). L'osservazione media dello studio è stata di oltre quattro anni.

Rispetto a quello in terapia con solo ACE- inibitore (ad oggi la classe farmacologica nefroprotettrice per eccellenza), il gruppo in trattamento con associazione enalpril+folato ha avuto una riduzione del 21% delle probabilità di peggiorare la funzione renale (o di entrare in dialisi) (odds ratio [OR], 0.79; 95% CI, 0.62-1.00) e, comunque, un tasso più lento di declino (fino al 44% nel gruppo con MRC allo stadio 3b) del filtrato glomerulare stimato (eGFR) (1.28% vs 1.42% per anno; P = .02).
Tra quelli senza malattia renale cronica al basale non si è osservata alcuna differenza tra i gruppi.

Gli autori della Southern Medical University di Guangzhou concludono che l’enalapril associato con acido folico , rispetto al solo ACE-inibitore, potrebbe ritardare in modo significativo la progressione della malattia renale cronica tra i pazienti con insufficienza renale cronica lieve-moderata. 

Benché molto promettente e sicura, questa applicazione deve ancora essere considerata off-label e sperimentale.
 
Visualizza il documento Biomarkers of Nutrition for Development— Folate Review Collegamnto esterno JAMA - Internal Medicine (OnLine)
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