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Danno renale e obesità: un binomio silenzioso

Non è solo un problema estetico o di peso ma una vera e propria malattia cronica che può compromettere seriamente la salute

Foto di Bruno da Pixabay
Foto di Bruno da Pixabay
Il 4 marzo si celebra il World Obesity Day, istituito nel 2015 dalla World Obesity Federation per sensibilizzare governi e opinione pubblica su uno dei principali problemi di salute pubblica globale. Il tema di quest'anno, "Sistemi in cambiamento, vite più sane", sottolinea l'importanza di un approccio sistemico alla lotta contro l'obesità, coinvolgendo sanità, alimentazione e politiche governative
 
Attualmente 600 milioni di persone nel mondo soffrono di obesità e la situazione non è migliore in Italia:
  • il 60% degli uomini e il 40% delle donne sono in sovrappeso;
  • l'obesità grave (BMI > 35) colpisce oltre un milione di persone (2,3% della popolazione adulta), con una maggiore incidenza nelle donne;
  • il problema è più diffuso nelle regioni meridionali.
Secondo l’OMS, l’obesità è l’accumulo di tessuto adiposo causato dall’interazione di vari fattori, tra cui quelli genetici, endocrino-metabolici e ambientali. Questa condizione cronica aumenta il rischio di numerose patologie e peggiora la qualità della vita.
L’obesità è infatti strettamente correlata a malattie cardiovascolari e altri disordini metabolici come l’ipertensione arteriosa, l’insulino-resistenza, il diabete mellito di tipo 2 e l’infiammazione cronica.

Meno noto, ma altrettanto grave, è il suo legame con la Malattia Renale Cronica (MRC).
Studi scientifici dimostrano che il sovrappeso aumenta il rischio di insufficienza renale, fino alla sua forma più severa (End-Stage Renal Disease), che può richiedere dialisi o trapianto di rene.
Ma in che modo il peso in eccesso influisce sulla salute renale? Scopriamolo insieme.
 
L’eccesso di peso costringe i reni a un superlavoro, chiamato iperfiltrazione, che nel tempo può portare a una progressiva riduzione della loro funzione; le manifestazioni cliniche dell’obesità sul rene possono includere albuminuria, sindrome nefrosica, nefrolitiasi.
 
Uno dei primi studi a dimostrare questa correlazione risale al 1974, quando Weisinger (PMID: 4416380descrisse un caso di malattia renale in un paziente obeso, con remissione della sintomatologia dopo una significativa perdita di peso e recidiva in caso di nuovo aumento ponderale. In questo cao si trattava di una Glomerulosclerosi Focale Segmentale (GSFS), ma istologicamente possono riscontrarsi ingrandimento glomerulare dovuto alla ialinosi e alla fibrosi (PMID: 11260414). Inoltre l’accumulo di lipidi nel rene induce alterazioni strutturali e funzionali delle cellule mesangiali, dei podociti e delle cellule tubulari prossimali con adesione alla capsula di Bowman (PMID: 34715396).

I meccanismi fisiopatologici alla base del danno renale secondario ad obesità sono diversi e complessi.
  • Alterazioni emodinamiche: l’aumento della massa corporea fa sì che i reni debbano filtrare una quantità maggiore di sangue, stressando i glomeruli.
  • Attivazione del sistema renina-angiotensina: questo sistema, che regola la pressione arteriosa, viene sovrastimolato, favorendo ipertensione e danno renale.
  • Iperinsulinemia e resistenza all’insulina: alterazioni tipiche dell’obesità che contribuiscono alla disfunzione renale.
  • Infiammazione cronica e adipochine: le cellule adipose rilasciano sostanze infiammatorie che peggiorano il danno renale. 

Inoltre, l'obesità è associata a un aumento del rischio di nefrolitiasi e calcolosi delle vie urinarie (PMID: 15671430), specialmente nelle donne, a causa di:
  • bassi livelli di citrato urinario e ridotto flusso urinario;
  • elevati livelli di solfato e sodio urinario;
  • elevata escrezione urinaria di calcio e acido urico, favorita da un'alimentazione ricca di fruttosio (PMID: 17928824).
L’aumentato rischio di nefrolitiasi, associato all’ormai già noto rischio cardiovascolare, può accelerare o peggiorare il rischio di deterioramento della funzione renale
(leggi anche Ipertensione arteriosa e litiasi renale: una strana coppia!).

La terapia convenzionale dell’obesità si basa su quattro pilastri:
  1. Dieta ipocalorica: ridurre l’apporto calorico è essenziale per la perdita di peso.
  2. Attività fisica: aiuta a migliorare il metabolismo e ridurre il rischio di complicanze.
  3. Modifiche dello stile di vita: educare a un’alimentazione sana e a un maggiore movimento quotidiano.
  4. Terapie farmacologiche: farmaci come GLP1-RA (che hanno effetti benefici anche su cuore e reni), fentermina, orlistat e bupropione-naltrexone possono aiutare nella gestione del peso.
Tuttavia, questi approcci spesso non bastano a ottenere una perdita di peso stabile nel tempo.

La chirurgia bariatrica rappresenta un'opzione efficace per la perdita di peso duratura e la riduzione delle comorbilità. Sebbene comporti potenziali complicanze metaboliche (anemia, deficit vitaminici, calcolosi), garantisce un miglior controllo delle patologie associate all'obesità.

Conclusioni:
La prevenzione e il trattamento dell'obesità non sono solo questioni estetiche, ma priorità di salute pubblica. Un approccio multidisciplinare è essenziale per ridurre il rischio di insufficienza renale e migliorare la qualità della vita. Il World Obesity Day ci ricorda che la lotta all’obesità è una sfida che riguarda non solo il singolo individuo, ma l’intera società: un cambiamento nei sistemi sanitari, alimentari e normativi è fondamentale per garantire un futuro più sano a tutti.


Dottor Emiliano Staffolani, MD, PhD
Specialista in Nefrologia ed Ipertensione Arteriosa
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Tel.: 338 59 96 136
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