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Finerenone: una nuova arma per ridurre il rischio cardiovascolare in pazienti con malattia renale cronica e diabete

Approvato anche in Italia l’antagonista recettoriale per mineralcorticoidi con proprietà antifibrotiche ed antinfiammatorie

Foto di Peter Gottschalk da Pixabay
Foto di Peter Gottschalk da Pixabay
Gli studi internazionali mostrano una prevalenza della Malattia Renale Cronica nella popolazione adulta che si attesta intorno al 10% (circa 843 milioni di casi al mondo) con una tendenza in aumento a causa dell’aumento dei fattori di rischio, come il diabete mellito, l’obesità l’ipertensione arteriosa; inoltre, il progressivo invecchiamento della popolazione contribuisce a far emergere un numero crescente di soggetti con riduzione della funzione renale.
 
Nonostante gli attuali trattamenti, che comprendono bloccanti del sistema renina-angiotensina e inibitori SGLT2, il rischio di progressione della malattia renale tra i pazienti con diabete e malattia renale cronica (MRC) rimane inaccettabilmente elevato.

La patogenesi della malattia renale cronica nei pazienti con diabete è complessa e comprende fattori emodinamici e metabolici, nonché infiammazione e fibrosi.

Il Finerenone è un antagonista mineralcorticoide non steroideo altamente selettivo che, sommato alle terapie attuali, può ridurre direttamente l’infiammazione e la fibrosi, aggiungendo così valore alla gestione di questi pazienti.
 
Si tratta del primo farmaco della sua classe a dimostrare la riduzione del rischio di eventi renali e cardiovascolari. Nello studio FIDELIO-DKD (v.ClinicalTrials.gov number, NCT02540993), i benefici del Finerenone sono stati ottenuti aggiungendo tale farmaco a terapia con ACE-inibitore o ARB, in pazienti con un buon controllo glicemico e pressorio, senza registrare un eccesso di eventi avversi con la terapia combinata.

Infatti, il Finerenone diminuisce l’albuminuria e rallenta la progressione della malattia renale nelle persone con diabete; inoltre offre una significativa integrazione alla protezione renale e cardiovascolare nella cura di routine dei pazienti con diabete e insufficienza renale cronica.

È stato anche dimostrato che il farmaco, per la maggior selettività e capacità di legame con il recettore, ha meno effetti collaterali rispetto agli antagonisti dei recettori dei mineralcorticoidi steroidei già utilizzati, come lo spironolattone e l'eplerenone.

Ieri in Gazzetta Ufficiale è stata pubblicata la determina 17 maggio 2024 dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) per la “Riclassificazione del medicinale per uso umano «Kerendia», ai sensi dell'articolo 8, comma 10, della legge 24 dicembre 1993, n. 537. (Determina n. 31/2024). (24A02808) (GU Serie Generale n.132 del 07-06-2024) che di fatto apre la strada alla prescrizione in regime di rimborsabilità nell’ambito del SSN (classe di rimborsabilita “A”).

Il farmaco trova quindi ufficiale riconoscimento per il trattamento dei pazienti adulti con malattia renale cronica (stadi 3 e 4 con albuminuria) associata  a diabete mellito di tipo 2, in trattamento con ACEi/ARB alla massima dose tollerata, e che presentino una delle seguenti condizioni:
  1. controindicazione o intolleranza agli inibitori SGLT2;
  2. comprovata evidenza di persistente albuminuria e/o rapido declino funzionale renale (slope ≥3 mL/min/anno in termini di Filtrato glomerulare), nonostante il trattamento con Gliflozine ed Ace-inibitori o Sartani, oggi alla base di ogni approccio di nefroprotezione per ogni causa.
A questo scopo sarà istituito un piano terapeutico web-based dedicato al monitoraggio dell'uso del medicinale per le indicazioni ammesse alla rimborsabilità a disposizione dei medici afferenti  ai
centri utilizzatori specificatamente individuati dalle regioni.
 
Le recenti scoperte terapeutiche offrono opportunità senza precedenti per prevenire o ritardare le malattie croniche, come le malattie cardiovascolari e l’insufficienza renale,  e mitigarne le complicanze prolungando in definitiva qualità e quantità della vita delle persone che ne sono affette; in particolare per i pazienti diabetici a rischio renale da oggi, con il Finerenone, che si aggiunge agli SGLT2-inibitori e GLP-1RA già largamente utilizzati con enorme soddisfazione, entriamo definitivamenìte in una nuova era, in cui l’obiettivo terapeutico si sposta sempre di più da una visione strettamente glucocentrica verso la protezione d’organo a tutto campo.


Dottor Emiliano Staffolani, MD, PhD
Specialista in Nefrologia ed Ipertensione Arteriosa
CONTATTI
Tel.: 338.5996136
Fax: 06.81151095
Visualizza il documento AIFA: Riassunto delle caratteristiche del prodotto Collegamnto esterno Determina n. 31/2024 (24A02808).(GU Serie Generale n.132 del 07-06-2024)
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