I potenziali pericoli delle diete chetogeniche nelle malattie renali
Cos’è e come funziona. Benefici, rischi e controindicazioni della chetosi

Questo regime alimentare “sbilanciato” è caratterizzato da una forte riduzione del consumo di carboidrati, associata a un consistente aumento del consumo di grassi e a un’assunzione elevata di proteine.
La rilevante riduzione dei carboidrati costringe l’organismo a bruciare i grassi come fonte di energia, attraverso la formazione dei cosiddetti corpi chetonici utilizzati come fonte di energia alternativa dalle celluleche non possono metabolizzare direttamente gli acidi grassi.
Nato un secolo fa nel tempo come protocollo terapeutico contro l’epilessia, dagli anni Sessanta si è diffuso sempre più come piano alimentare per dimagrire, grazie agli effetti positivi osservati su grasso corporeo, glicemia, colesterolo e livelli di fame.
Ma funziona davvero? E, soprattutto, è una dieta sicura o nasconde dei rischi?
Attualmente questi regimi a basso contenuto di carboidrati non sono considerati più efficaci nel controllare l'appetito, né ritenuti più vantaggiosi nell’indurre la perdita di peso rispetto ad altri interventi dietetici ipocalorici, come ad esempio le diete vegetariane a basso contenuto di grassi.
Inoltre è ormai noto che la rapida perdita di peso iniziale osservata nelle diete chetogeniche è dovuta principalmente alla perdita di massa magra (ad esempio, acqua corporea, glicogeno, proteine e contenuto del tratto gastrointestinale) e comunque sempre a grande rischio carenziale di vitamine, minerali, fibre e utili sostanze fitochimiche presenti in frutta, verdura e cereali.
Ulteriori conferme arrivano da una recente e completa revisione coordinata da Neal Barnard, professore presso la George Washington University di Washington, in cui sono analizzati gli effetti benefici e i rischi di una dieta chetogenica in soggetti affetti:
da disturbi convulsivi (Epilessia),
da obesità e sindrome metabolica,
da diabete (tipo 1 e tipo 2),
da steatosi epatica non alcolica,
da tumori maligni Alcuni ("effetto Warburg"),
da morbo di Alzheimer,
da malattie cardiovascolari,
e gravidanza.
L’esperienza degli effetti della chetosi sul rene è limitata ma indicativa, soprattutto nel contesto dei dubbi effetti a lungo termine di tali diete nel diabete e nell'obesità.
"Per definizione queste diete ricche di grassi e proteine rappresentano una vera e propria sfida per la salute renale - confermano gli autori del lavoro – sia nelle persone sane sia, a maggior ragione, nei soggetti già in difficoltà!”
NEI SOGGETTI SANI
Uno dei maggiori rischi della dieta ad alto contenuto di grassi di origine animale è lo sviluppo di calcoli renali, infatti, l'acidosi causata dalla dieta chetogenica, favorisce il rischio litiasico abbassando il citrato urinario e i livelli di pH mentre aumenta quelli di calcio urinario. Inoltre il consumo eccessivo di proteine animali nella dieta è un noto promotore indipendente della calcolosi.
Un altro potenziale rischio delle diete chetogeniche a base animale è la comparsa di albuminuria e proteinuria, alla base del danno d’organo che innesca il deterioramento della funzione renale. In molti studi osservazionali su popolazioni che seguono diete occidentali, un elevato consumo di grassi animali, è stato associato a un aumento del rischio di malattia renale cronica del 25% circa.
NEI NEFROPATICI
Questi regimi alimentari possono arrecare ulteriori danni ai soggetti malati di rene e, pertanto, non dovrebbero mai essere raccomandate in terapia conservativa.
Infatti, potrebbero causare disidratazione, affaticamento, cefalea, nausea, costipazione, specialmente i primi tempi; potrebbero verificarsi anche epatite, pancreatite, iperuricemia, iperlipidemia, ipomagnesemia e iponatriemia. Gli effetti a lungo termine possono includere osteodistrofia, cardiomiopatia, anemia, miopatia e neuropatia.
Inoltre, sebbene le diete chetogene “classiche” non siano necessariamente iperproteiche (>1,5 g/kg/die), quelle utilizzate per la perdita di peso spesso oltrepassano questo limite arrivando a consumi proteici fino ai 2,0 g/kg/die. L’iperfiltrazione e l’acidosi metabolica, che ne derivano, innescano così un più rapido declino della funzione renale.
NEL RENE POLICiSTICO
Quella del rene policistico è una malattia genetica comune che può portare all'insufficienza renale.
Attualmente, l'unico trattamento approvato per questa condizione ha solo effetti modesti. Tuttavia è stato dimostrato che l'induzione della chetosi, attraverso il digiuno intermittente, inibisce la crescita delle cisti renali e la progressione della malattia nei modelli murini di PKD; ma il meccanismo sotteso è rimasto sconosciuto.
Utilizzando modelli su animali si è osservato anche che la semplice aggiunta del chetone β-idrossibutirrato naturale a una dieta normale replica gli effetti benefici di un regime chetogenico. Questi risultati suggeriscono che le cellule cistiche nella PKD sono metabolicamente inflessibili, e che un semplice intervento dietetico potrebbe fornire una nuova terapia per la PKD.
“I nefrologi vedono molti pazienti che cercano modi per perdere peso, e molti hanno anche diabete, ipertensione e aterosclerosi - afferma il dottor Neal Barnard - una dieta bilanciata ricca di verdure, frutta, cereali e legumi, opportunamente pianificata, porta a un controllo del peso più sano a lungo termine, oltre ad aiutare a preservare la funzione renale per quanto possibile"
In attesa di ulteriori studi… anche per il rene una buona, salutare e tradizionale dieta mediterranea rimane sempre il miglior consiglio!
Dottor Emiliano Staffolani, MD, PhD
Specialista in Nefrologia ed Ipertensione Arteriosa
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