Osteoporosi e insufficienza renale: un tandem... di-rompente!
Il rischio di fratture aumenta sin dalle prime fasi di malattia. I bifosfonati l'arma in più...

Ai fattori di rischio generali:
- Età, Genere, Etnia,
- Storia di precedenti fratture
- Poca attività fisica
- Fumo di sigaretta, Alcool
- Diabete, Sarcopenia, Malattie infiammatorie croniche
- Iperparatiroidismo, Bassi livelli di VitD nutrizionale e attiva, Osteodistrofia renale,
- Infiammazione cronica, Malnutrizione, Acidosi metabolica
- Ipgonadismo precoce
- Farmaci (steroidi, chelanti del fosforo, Immunomodulatori,etc
Questo disordine inizia nelle prime fasi della Malattia Renale Cronica ed è associato a indebolimento globale della qualità ossea oltre che alle tipiche alterazioni cardiovascolari, caratterizzandosi come un particolare sottotipo di osteoporosi più grave di quella postmenopausale. Infatti i pazienti con malattia renale in dialisi hanno tassi di frattura significativamente più alti rispetto alle coorti di popolazione generale abbinate per età.
I bifosfonati sono una classe di farmaci in grado di inibire il riassorbimento osseo comunemente utilizzata per prevenire le fratture nell'osteoporosi post-menopausale ed in quella indotta da steroidi; il loro uso nell'insufficienza renale rimane però ancora controverso.
Nei soggetti non affetti da malattia renale cronica circa la metà del farmaco assorbito è legata alle ossa e il resto viene eliminato inalterato dal rene ma nelle persone con insufficienza renale l'emivita di queste molecole è significativamante più alta (inversamente proporzionale alla funzione renale residua) con il rischio di un accumulo nei tessuti molli e (forse) una maggior incidenza di effetti indesiderati..
Dopo la pubblicazione nel 2017 delle nuove Kidney Disease Improving Global Outcomes (KDIGO) Guidelines on the management of CKD-MBD si è osservato un aumento delle misurazioni della densità minerale ossea e del conseguente uso off-label dei bifosfonati in questi pazienti. Questa pratica, insieme a studi preclinici e analisi di sottogruppi in cui si annoveravano pazienti nefropatici (stadi I-III), ha fornito importanti spunti sull'uso dei bifosfonati in questa categoria considerata fortemente a rischio.
Tuttavia, la mancanza di dati clinici e di sicurezza nei pazienti con MRC IV e V rappresenta oggi una vera e propria sfida nella pratica clinica.
In conclusione l'identificazione dei pazienti a rischio di fratture e la prevenzione delle fratture è l'obiettivo principale del trattamento dell'osteoporosi, pertanto:
- Pazienti MRC I-III senza iperparatiroidismo secondario possono essere tratatti con bifosfonati secondo le linee guida sulla popolazione generale
- Pazienti MRC I-III con evidenza di osteodistrofia renale il trattamento con bifosfonati è indicato nei pazienti a maggior rischio di frattura ed osteoporotici (escludendo però la malattia a basso turnover)
- Pazienti MRC III-IV bifosfonati hanno effetti benefici sulla resistenza ossea e, quindi, sugli esiti di frattura. Inoltre, l'uso di bifosfonati non è stato associato ad un aumento degli esiti avversi.
- Pazienti MRC IV-V (+Dialisi), data la mancanza di terapie antifrattura specifiche e la crescente positiva esperienza aneddotica, i bifosfonati (insieme ad altri agenti per l'osteoporosi) continuano ad essere utilizzati anche in questo stadio. Sono, tuttavia, urgentemente necessari studi clinici per fornire dati sui benefici di sicurezza e antifrattura in questa popolazione specifca.