Non essere acido... anche per i reni!
La conferma di un vecchio rimedio per rallentare la progressione della malattia renale
Il principale tampone (buffer) extracellulare è il bicarbonato che in questi casi viene mobilizzato dal muscolo e dall’osso e quindi “consumato”; talvolta scendendo sotto al limite inferiore di 22 mEq/L nel sangue.
Sia le The National Kidney Foundation/Kidney Disease Outcomes Quality Initiative guidelines (NKF KDOQI GUIDELINES), che le The Kidney Disease: Improving Global Outcomes guidelines (KDIGO Guidelines) raccomandano la correzione dello stato di acidosi quando i livelli sierici di bicarbonato scendono sotto 22 mEq/L ed il mantenimento entro il range di normalità, generalmente considerato come 22 -29 mEq/L.
L'acidosi metabolica è associata a molte delle complicanze della malattia renale cronica:
- compresa la malattia ossea secondaria,
- le calcificazioni cardio-vascolari,
- il catabolismo muscolare,
- la malnutrizione calorico-proteica,
- gli squilibrio elettrolitici e
- e la perdita progressiva della velocità di filtrazione glomerulare (eGFR).
Tuttavia una revisione Cochrane del 2007 sulla alcalinizzazione terapeutica nell’insufficienza renale cronica non aveva trovato prove sufficienti a favore.
“Abbiamo eseguito una revisione sistematica e una meta-analisi di tutti gli studi pubblicati per definire lo stato dell’arte su questo argomento – dice il Dottor Sankar Navaneethan, nefrologo Baylor College of Medicine di Houston nel Texas - confrontando l'effetto della supplementazione orale alcalina o dell'intervento dietetico rispetto a nessun trattamento, terapia abituale o placebo”.
In questo lavoro vengono valutati i 53 articoli considerati più rilevanti di oltre 5000 citati dal 2014 al 2017, identificando 14 studi eleggibili per l’estrazione di un totale di 1394 partecipanti con insufficienza renale cronica in stadio 3-5 in acidosi metabolica più o meno compensata.
Il trattamento dell'acidosi metabolica, con supplementazione di alcali orali o riduzione dell'assunzione di acido alimentare:
- ha aumentato i livelli sierici di bicarbonato (14 studi, 1378 pazienti, differenza media 3.33 mEq/L, IC 95%, 2.37-4.29) e ha provocato:
- un calo più lento del eGFR (13/14 studi, 1329 pazienti, differenza media 23.28 ml/min/1,73 m2, IC 95%, 24.42-22.14, [P<0,001]: grado di evidenza moderato),
- un minor slope (calo/annuo) del eGFR (9/10 studi, 1284 pazienti, differenza media -2.1ml/min/1,73 m2, IC 95%, -2,8 - -1,4, [P<0,001]: grado di evidenza moderato),
- e una riduzione dell'escrezione urinaria di albumina (2/3 studi, 167 pazienti, differenza media -52mg/g, IC 95%, -76 - -27, [P<0,001]: grado di evidenza molto basso),
- insieme a una riduzione del rischio di progressione verso la dialisi o il trapianto (4 studi, 434 pazienti, rischio relativo 0,32, IC 95%, 0.18-0.56, [P<0,001]: grado di evidenza basso).
In buona sostanza un altro esempio di (ri)-scoperta del potere di una vecchio farmaco per rallentare la progressione dell'insufficienza renale.