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La terapia della malattia renale cronica?

Senza entrare nello specifico delle malattie nefrologiche più complesse, il danno d'organo sia primitivo che secondario tende a progredire nel tempo portando ad esaurimento delle sue funzioni. Questo avviene perché il venir meno di una parte delle strutture funzionali legate alla malattia (ad es i glomeruli renali), porta a un sovraccarico di lavoro delle rimanenti parti integre e questo alla lunga comporta "un'usura" da superlavoro (detto “iperfiltrazione”) delle strutture ancora funzionanti.
L'aumento della pressione arteriosa, l'aumento della creatinina e dell'azotemia, nonché il riscontro di albuminuria (albumina nelle urine) sono i primi segni clinici e di laboratorio di questo degrado funzionale.

Fortunatamente, aver compreso questa dinamica di progressione delle nefropatie ci ha permesso di prendere provvedimenti specifici che hanno portato un indubbio rallentamento di questo processo un tempo considerato non modificabile.

La normalizzazione farmacologica dei valori pressori, la dieta (con eventuale restrizione proteico-calorica), l'uso di farmaci (es.aceinibitori e sartanici) che riducono il sovraccarico di lavoro ai glomeruli renali permettono di "risparmiare" la funzione renale residua.
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